venerdì, maggio 28, 2010

questa sera band of skulls



questa sera hana bi sessions VII ospita i BAND OF SKULLS. altra band chiaccheratissima e convincente tra indie & rock'n'roll. si inizia alle 21,45 e il ristorante è aperto.




ne approfitto per ricordare che purtroppo e per cause indipendenti dalla nostra volontà, sono annullati i concerti di radio dept (si recupera in autunno) e blessure grave.

in compenso abbiamo chiuso una data con the morning benders mercoledì 14 luglio. da tenere d'occhio, negli usa se ne sono già accorti da un po'



I the Morning Benders sono una delle migliori band californiane del momento, ammirate ed acclamate da tutta la stampa americana ed europea. Il gruppo si è formato nel 2006 per volontà di Chistopher e Jonathan Chu, insieme al bassista Julian Harmon e al batterista Tim Or. L'universo sonoro dei Morning Benders si muove tra le onde della California del nord, S. Francisco e la sua baia, e paga tributo ai Beach Boys che furono e i the Dodos, Fleet Foxes e Vetiver dei giorni nostri, senza tralasciare il college rock di Eels e Weezer. I Morning Benders sono divenuti dei predistinati già con la pubblicazione del loro esordio 'Talking Through Tin Can', pubblicato nel 2008 (album che arrivò fino al numero 8 della Heatseeker chart di Billboard), e hanno confermato il loro status con il nuovo 'Big Echo', già considerato un masterpiece per la nuova scena folk. 'Big Echo' è stato pubblicato in Europa dalla Rough Trade e i Morning Benders sono già visti come dei figliocci skater di Fleet Foxes e Grizzly Bear, capaci di rinverdire la lezione di Neil Young e del folk USA con un colorita iniezione di attitudine west coast.

Del nuovo 'Big Echo' si è parlato tanto, delle sue armonie vocali intessute in pezzi pop orchestrali e vellutati. Si è parlato della mano di Chris Taylor (Grizzly Bear) dietro la produzione a modellare le melodie corali della band in dieci gemme rifinite. Ogni cosa prende il proprio posto naturalmente, dall’indie rock à la Garden State di 'Wet Cement' e 'Cold War (Nice Clean Fight)' alle aperture languide e distorte di 'Pleasure Sighs'.

La matrice dei Grizzly Bear aleggia protettrice su tutto il percorso, con i suoi archi rotondi e l’accessibilità universale di certo pop anni ‘50 e ‘60, ma sono la scrittura di Chu e il suo cantato pulito a rendere 'Big Echo' un intrigante puzzle di indie made in USA. Una fotografia perfetta dello stato attuale di ciò che è elegantemente orchestrale.

Nessun commento: